ReStyled by G

Ispirandosi al modello slow fashion e abbracciando la pratica dell’upcycling, ReStyled by G nasce come una realtà dal richiamo punk, che mixa sartoria e streetwear. La storia del brand inizia con la personalizzazione di capi vintage in denim, integrando, poi, la creazione ex novo di accessori, borse e abbigliamento sartoriale. Il progetto prevede il recupero di capi e tessuti di fine serie, scarti e scampoli; in questo modo viene limitato lo stock, gli invenduti ed il prodotto diventa unico nel suo genere.

PROFILE

"Acquistare un prodotto ReStyled by G significa invertire la rotta nelle abitudini d’acquisto, scegliere l’unicità e le “seconde possibilità."

Gaia

MINI INTERVIEW

1_Raccontaci del tuo background e di come hai deciso di fondare il tuo brand.

ReStyled by G” riassume il punto di partenza del brand: “restyling”, come impostazione di base, e la mia iniziale G, la mia identità. Dopo una laurea in Scienze della Moda e del Costume e, avendo maturato un background da giornalista in ambito fashion e letterario, mi sono specializzata in Fashion Styling presso l’accademia Koefia di Roma. L’idea di ReStyled by G è nata durante una sessione di styling per una cliente. I prodotti realizzati per lei rappresentavano molto il mio stile e si avvicinavano ad un’estetica vintage con lavorazioni sartoriali, d’effetto.

2_Cosa ti ha ispirato e quali sono i riferimenti alla base del progetto?

L’ispirazione, è arrivata ragionando su un concetto di progettazione che differisce da quello tipico del designer: partire dal prodotto e dal materiale, piuttosto che dal disegno, sperimentare con capi già esistenti, ricercando tessuti e trovando soluzioni creative. L’obiettivo è quello di pensare al prodotto finale secondo un briefing di partenza che non fosse astratto, ma tecnico: il riutilizzo e il restyling. Ogni capo è realizzato da sarte indipendenti secondo un modello Slow Fashion, nel rispetto dei normali tempi di realizzazione e del lavoro manuale. Inoltre, ReStyled by G, propone un approccio punk alla moda e riconoscibile in termine di materiali e di lavorazioni. L’estetica è decisamente ispirata allo streetwear americano degli anni ’80, ma influenzata anche da estetiche londinesi, con un tocco di unicità dato dalla tradizione sartoriale italiana.

3_Qual è il processo di progettazione e sviluppo che utilizzi per le tue collezioni?

Seguiamo diversi processi, a seconda della linea di cui ci stiamo occupando, ma in generale sono gli stessi materiali a darmi l’ispirazione e a suggerirmi le soluzioni possibili. Se si tratta di un restyling, partiamo dalla ricerca del capo in denim e dai tessuti deadstock. Studiamo combinazioni e lavorazioni per poi procedere alla produzione, solo di pezzi unici. Nel caso di capi sartoriali o upcycled, invece, partiamo da un disegno e da un’idea che poi riadattiamo in base al materiale/capo che verrà utilizzato. Questo è uno dei processi più stimolanti perché il confronto con le sarte e con il loro “know how” diventa cruciale per la buona riuscita della creazione. Gran parte del nostro archivio è frutto del progetto Re-Giving, il nostro programma di donazioni da parte dei clienti.

4_Quanto c’è di te nel brand? Dei tuoi viaggi, delle tue esperienze e delle tue passioni personali?

ReStyled by G, porta dentro di sé, elementi della mia persona. La passione per la danza e i viaggi mi hanno portato a prendere come primo riferimento lo streetwear americano degli anni ’80; l’influenza del punk, deriva dai miei studi legati alla sociologia della moda, delle subculture; mentre lo sfondo etico/sostenibile proviene da valori personali. Una delle mie più grandi fonti di ispirazione è sicuramente la musica, molti dei primi modelli proposti da ReStyled by G, soprattutto gli scrunchies, portavano nomi di canzoni o parole dai testi. Considero, l’arte in generale, un grande stimolo per la creatività. Mi ritrovo spesso, ad immaginare prodotti dopo aver letto, visto un quadro o un film, ascoltato un album.

5_Descrivi il tuo marchio in 3 parole.

Recupero. Inclusione. Unicità